Un richiamo forte, che non mi ha lasciato scelta.
Stamattina ho scaricato mia sorella dai cugini e con una scusa me ne sono andata al mare. Lì dove si nascondono ricordi di estati lontane, quando c’eravamo tutti; lì dove la Sua mancanza si fa più pungente.
Immagini archiviate sul fondo della retina si ripropongono senza che io lo voglia. Scorci di negozi pieni di cianfrusaglie che da bambina mi risucchiavano al loro interno in cerca di tesori; barche sospese tra mare e cielo, pronte a salpare per mete misteriose; giochi abbandonati da mani bambine e genitori distratti o forse volontariamente intenzionati a lasciarsi alle spalle frammenti sabbiosi d’estate; bagni temerari nell’acqua ancora troppo fredda, con qualcuno dalla spiaggia che ti urla di uscire immediatamente, che ormai hai le dita cotte e le labbra blu.
Mi siedo di fronte al porto e aspetto che questa marea di ricordi si calmi. Accanto a me un gabbiano zoppo che elemosina alcune briciole di pane.Come ci accontentiamo di poco! Quanto poco serve a soddisfare il nostro bisogno di amore, di riconoscimento. Quasi sempre si tratta di gesti piccoli, mezze parole sussurrate quando meno te lo aspetti e che continuano a risuonarti nelle orecchie e nel cuore come l’incessante andirivieni delle onde nascoste in una conchiglia. Sono tracce di vita che ti restano dentro, che ti fanno da guida, come una bussola che ti orienti nel caos ricordandoti sempre chi sei, da dove vieni, dove vai.
Ecco cosa mi manca.
Ecco il perché di questa sensazione di incompiuto, di sospensione.
Il Suo percorso si è concluso senza dargli il tempo, o forse la forza, o forse ancora la voglia di lasciarmi un’ultima traccia, quella più importante, quella che avrebbe dovuto guidarmi fuori da questo labirinto di confusione e solitudine.
L’ho aspettata senza sapere neppure cosa stessi aspettando. Stavo lì, seduta, conscia unicamente del vuoto ma armata della stessa ostinazione e della stessa testardaggine che mi rendevano così simile a Lui. Ho aspettato con la stessa fiducia di chi si siede in spiaggia e guarda il mare, certo che tutto va ma tutto torna.
Poi, si sa, la vita ti fa fare cazzate paurose. Allora ti fai coraggio e chiedi. Non c’è una lettera per me? La stava scrivendo, ricordo che aveva chiesto la carta e la stilografica bella, quella conservata nel primo cassetto della Sua scrivania.
No, mi dispiace. Non c’è nulla.
E il vuoto si riempie di altro vuoto.
E tu rimani sospesa tra le onde. Chissà dove ti porteranno?
Una replica a “Il mare d’inverno”
Animo travagliato, mi lasci sempre il segno, ogni volta mi emozioni – ti ho inviato un mio scritto un po’ di giorni fa circa il tuo abbandono del Cizanum. Forse non l’ho fatto partire, forse non l’hai letto – non ha importanza – l’importante invece è che non abbandoni il tuo blog – ormai attendo i tuoi scritti con grande piacere e, se tardi, mi viene quasi da sollecitarti. Mi dai carezze e pugni allo stomaco ma ti apprezzo grandemente. Ciao grande Barbara – tanti auguri di un sereno 2017 – Bruno
"Mi piace""Mi piace"