La scelta

IMG_6900La nostra vita è un susseguirsi di scelte, più o meno importanti, più o meno consapevoli. Scegliamo il nostro percorso professionale (per quanto possibile ai giorni nostri); scegliamo gli amici; scegliamo gli hobby; scegliamo se mangiare sushi o stinco di maiale, se bere vino o birra; scegliamo i nostri libri preferiti, la musica; scegliamo come trascorrere il nostro tempo libero, se restando in panciolle sul divano in una domenica di pioggia a guardare la TV – per citare un caro amico –  o se approfittare proprio di quella pioggia per uscire a scattare qualche foto con la speranza di intrappolare i giochi di luce in una pozzanghera di tempo liquefatto.

Ma la prima scelta importante che tutti noi compiamo quotidianamente, senza la quale tutte le altre non avrebbero ragion d’essere, è sconosciuta ai più e assolutamente sottovalutata: la scelta di alzarsi la mattina, di uscire dal letto, un piede dopo l’altro, per affrontare un nuovo giorno.

Banale? Forse.
Ma provate a immaginare cosa accadrebbe a noi tutti se una mattina scegliessimo deliberatamente di non alzarci. Se preferissimo restare a letto e decidessimo di restare lì, al caldo, per un tempo indefinito, invece di iniziare la pletora di scelte che inevitabilmente dovremo fare lungo il corso dell’intera giornata: su cosa indossare, cosa mangiare a colazione, quale strada fare per andare in ufficio, quali clienti chiamare, cosa mangiare a pranzo, se andare in palestra dopo l’ufficio oppure a fare la spesa, come trascorrere la serata, a che ora andare a dormire per non risvegliarsi completamente rintronati la mattina dopo. Per poi scegliere nuovamente di alzarsi, cosa indossare, cosa mangiare a colazione e così via, all’infinito. Giorno dopo giorno le stesse scelte, per una vita.

Non mi venite a dire che si tratta di senso di responsabilità quello che ci butta giù dal letto alle 5:30 tutte le mattine. Il senso di responsabilità può tranquillamente esprimersi anche nella scelta di non scegliere. Basta essere coerenti a assumersi le conseguenze delle proprie decisioni.

La verità è che confondiamo il libero arbitrio con il senso di responsabilità. Anche la scelta più banale comporta una serie di ragionamenti che ci porta inevitabilmente ad un bivio: sì o no, faccio o non faccio, dico o non dico, amo o non amo, piango o rido, bacio o non bacio, mangio o non mangio, mi curo o non mi curo, vivo o mi lascio vivere.
Dove lasciarsi vivere non è altro che la nostra vigliaccheria davanti alla scelta difficile, quella scomoda che potrebbe portarti a dire no, faccio, dico, amo, rido, vivo.
La nostra furbizia sta nella capacità di mascherare la nostra paura di scegliere dietro il velo nobile del senso di responsabilità, tutto qui. Così ci sentiamo degli eroi, spacciando per buon cuore la nostra codardia. Perché le scelte difficili comportano ansia, frustrazione, paura; ti obbligano a lasciare la zona di comfort e ad avventurarti su terreni sconosciuti dove non hai riferimenti né certezze. Non è uno scherzo, c’è di che far tremare i polsi ai più deboli.

Ma quanta vita ci perdiamo in questo modo? Se ci guardassimo indietro e potessimo vedere noi stessi bambini, non vedremmo forse creature incoscienti che spinte dal desiderio di scoprire il mondo facevano sempre le scelte più azzardate, quelle più difficili? La scelta di abbandonare le ruotine della bicicletta, la scelta di buttarci in acqua senza braccioli, la scelta di baciare il compagno o la compagna di banco, a costo di farci una figuraccia, ma con il cuore che batteva a mille per quell’emozione intensa e unica?

Stamattina la luce filtrava strana tra le stecche della tapparella.
In testa già due o tre programmi che il mio senso di responsabilità, assistente perfetto, aveva fissato per me nei giorni scorsi e quindi sapevo che per riuscire a fare tutto mi sarei dovuta alzare non oltre le 8. Ma tra le stecche della tapparella, oltre alla luce, è filtrato anche un senso di ribellione e mi sono chiesta: perché mi devo alzare? chi me lo impone? cosa succederebbe se mi alzassi alle 9?
E da lì è seguito un fiume di domande sul perché e sul percome, fino alla conclusione che in questi ultimi anni io ho smesso di scegliere. Mi sono lasciata vivere. Ho anestetizzato le mie emozioni. Ho delegato le mie scelte ad altri, così da poter scaricare su di loro la responsabilità delle mie mancate scelte. Facile, no?

Però adesso comincia il bello! Prendere atto dello stato delle cose è un po’ come essere investiti da un treno in corsa, ma il peggio è raccogliere i pezzi e decidere da dove iniziare ad assumersi nuovamente le proprie responsabilità – da non confondere con il senso di responsabilità.
Non mi illudo di riuscirci da domani, ma almeno ho raggiunto il livello minimo di consapevolezza. Un piccolo passo in avanti, come quello che poi mi ha portata fuori dal letto alle 9…

E voi come siete messi a scelte?
Pensateci domattina, quando suona la sveglia.

10 risposte a “La scelta”

  1. Si sì sì – giuste considerazioni Barbara , ma la risultante sai come si chiama ??? ALIBI
    Sono anni che li combatto … per ora sono perdente e il treno in corsa mi ha già distrutto !!!
    Sai il disastro poi dove sta ?
    (Altro ALIBI ) Mi lascio vivere, per “vivere” ho perso troppo tempo, troppo tardi , non vale la pena entrare nel mondo dell’incertezza dove non si conoscono i limiti del ring, intanto, la vita sta per finire …

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    • Sono un’esperta in alibi e quindi la persona meno indicata a dire se valga la pena iniziare a vivere e smettere di lasciarsi vivere quando ormai sulla bilancia della nostra vita gli anni trascorsi pesano più di quelli che restano.
      Ma questo è veramente un alibi enorme, suona fasullo perfino a me. È proprio perché il tempo scappa che bisogna viverlo con cognizione di causa e con qualità.
      Ogni minuto è prezioso e sprecarlo sarebbe un crimine. E se poi non dovesse funzionare uno potrebbe dire con serenità che ci ha provato.
      Non so, sarà che in questo momento sono particolarmente sensibile alla precarietà delle cose, ma un tentativo voglio farlo…
      Tentare non costa nulla, Bruno. Corriamo solo il rischio di restare piacevolmente sorpresi. L’alternativa è restare fossilizzati nel nostro modo di non-vivere. Ma quello lo conosciamo già e quindi…

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  2. Grazie Barbara delle tue considerazioni, non condivido però quando affermi che tentare non costa nulla. Costa Barbara, costa. Forse per quello è difficile porre sulla bilancia a doppio piatto quanto sono le positività e quanto ti ritorna a boomerang sulla ” cabeza” . L’incertezza e la paura di fare flop ingessa, certo che rimanere fermi a vita … è certamente negativo. Mi hai ben bene mosso – a presto bb

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    • Ciao BB,
      in questo preciso momento confermo che le incertezze ingessano. Anzi, di più. Pesano come piombo sulle spalle, impedendoti di alzare la testa e guardare avanti.
      Boh, forse è una giornata no. O forse certe cose non te le scrolli più di dosso.
      Ho ben bene mosso perfino me stessa…
      A presto B

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  3. Si Barbara,è proprio così,la vita è fatta di scelte,scelte che determinano pensieri,pensieri che determinano azioni,azioni che determinano risultati……..

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  4. Si la vita è fatta di scelte,scelte che determinano pensieri,pensieri che determinato azioni,azioni che determinano risultati,risultati belli o brutti,negativo o positivi….dipende sempre dalle nostre scelte.

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  5. Cercavo le tue fotografie e guarda che ho trovato. .mi piace quello che scrivi, nascondi un sacco di talento e con quello che scrivi e fotografie viene fuori quella parte di te così nascosta in profondità che è molto bella.

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